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Piano di rilancio italiano
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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è il piano approvato nel 2021 dall'Italia per rilanciare la propria economia dopo la pandemia di COVID-19, al fine di abilitare lo sviluppo green e digitale del Paese.
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Il PNRR fa parte del programma Next Generation EU dell'Unione Europea, un fondo da 750 miliardi di euro per la ripresa europea. All'Italia sono stati assegnati 191,5 miliardi di euro (70 miliardi di euro di contributi a fondo perduto e 121 miliardi di euro di prestiti).
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Una prima versione del documento che stabiliva la destinazione dell'utilizzo della parte del recovery fund destinata all'Italia, che prendeva il nome di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è stata approvata nel gennaio 2021 dall'allora esecutivo in carica, ovvero il governo Conte. Dopo la crisi del governo Conte e la sua sostituzione con il governo Draghi, quest'ultimo ha parzialmente riscritto il PNRR.
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Il PNRR è strutturato in quattro aree:
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Obiettivi generali
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Riforme e missioni
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Attuazione e monitoraggio
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Valutazione dell'impatto macroeconomico
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Il PNRR comprende tre priorità trasversali condivise a livello europeo (Digitalizzazione e innovazione, Transizione ecologica e Inclusione sociale) e si sviluppa secondo 16 componenti, raggruppate in sei missioni: Digitalizzazione, innovazione, competitività , cultura; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per la mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca; Inclusione e coesione; e Salute. Per ogni missione sono indicate le riforme necessarie per una più efficace gestione e realizzazione degli interventi. Nel piano si distinguono a loro volta 63 riforme, suddivise in riforme orizzontali, riforme abilitanti, riforme settoriali e riforme concorrenti.
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Questi obiettivi dovrebbero essere raggiunti investendo in ben sette missioni: digitalizzazione, rivoluzione verde, competitività, infrastrutture per la mobilità, istruzione, inclusione sociale e sanità.
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Le misure indicate per ogni missione sono molto generiche e, soprattutto, non ne indicano il costo e, di conseguenza, non delineano nemmeno un'ipotesi di distribuzione delle risorse europee disponibili. In assenza di una quantificazione degli investimenti, non è possibile valutare le priorità e nemmeno sapere se il contributo alla transizione verde (e digitale), che è un prerequisito per una valutazione europea positiva, sia reale e se il 30% dell'importo totale della spesa riguardi misure climatiche, come previsto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 17-21 luglio, che ha approvato il programma europeo Next Generation.
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